Cos'è l'ansia
L’ansia è una reazione emozionale che racchiude una dimensione cognitiva (la preoccupazione) ed una somatica (l’attivazione emozionale). E’ uno stato caratterizzato da una sensazione di incertezza o di paura causata da uno o più conflitti inconsci di fronte a qualcosa o qualcuno che viene identificato come pericoloso.
L’ansia è uno stato di allarme collegato alla previsione di un pericolo: cioè l’organismo si prepara ad una reazione intensa di attacco o di fuga. Il pericolo può provenire dall’esterno ed in tal caso la reazione di attacco-fuga può essere utile. Oppure il pericolo può provenire dall’interno e, in tal caso, la reazione di attacco-fuga, non è utile e si sta male. L’ansia è un’emozione ed è una parente stretta della paura.
Cos'è la paura
La paura è una intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto. L'ansia e la paura sono due emozioni simili nella loro manifestazione fisiologica (attraverso sintomi fisici quali tachicardia, respirazione affannosa, sudorazione, senso di nodo alla gola, ecc.). Entrambe sono la reazione ad una “minaccia” ma differiscono sostanzialmente perché:
la paura è una reazione emotiva ad un pericolo reale
l'ansia è una reazione emotiva ad un pericolo percepito
La paura è un'emozione governata prevalentemente dall'istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza dell'individuo. E’ una risposta dell'organismo che ci avverte di un pericolo e, in questo senso, è una risposta funzionale molto importante, senza la quale non potremmo sopravvivere in molte situazione della vita.
Cos'è il panico
Arriva all'improvviso, nelle situazioni meno indicate, fa girare la testa, tremare le gambe, il cuore batte a mille.
Il panico è un intenso stato di ansia dove il pericolo può provenire dall’interno o dall’esterno. Quando il pericolo è inteso come una minaccia imminente e il livello di ansia sale vertiginosamente allora si può parlare di attacco di panico.
L'attacco di panico è definito come un periodo preciso, di breve durata e che di solito raggiunge il picco di escalation di sintomi nel giro di dieci minuti durante i quali si sviluppano sensazioni di paura o disagio intensi, seguiti dei seguenti sintomi: palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia, sudorazione, tremori fini o a grandi scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, de realizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi), paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie (sensazione di torpore o di formicolio), brividi o vampate di calore. L’attacco di panico è sostanzialmente innocuo e non provoca danni a nessun organo del corpo eppure chi lo vive lo descrive come un’esperienza spiacevole e terrificante, e spesso conduce chi lo vive a sviluppare un’ansia anticipatoria legata alla paura di avere nuovamente attacchi di panico. Questa meccanismo va ad innescare un circolo vizioso dove più la paura aumenta e più gli attacchi di panico diventano ricorrenti. Durante l’attacco di panico si cerca di scappare via, di lasciare l'ambiente in cui ci si trova, qualunque esso sia, senza badare ad altro che a cercare una via di fuga.. Provare il panico è pertanto un'esperienza molto spiacevole , soprattutto perché ti fa sentire un individuo diverso da tutti gli altri, strano, a volte ci si può sentire addirittura pazzi . E, spesso, si tenta in tutti modi di nascondere agli altri le paure che si vivono con il panico, rifugiandosi nella propria solitudine.
Il disturbo da attacchi di panico (DAP) è disturbo caratterizzato dalla presenza, nel corso di un certo periodo di tempo, di numerosi episodi di ansia acuta, appunto, panico. Un attacco di panico è un segnale, che qualcosa non funziona, che siamo molto stressati, che in determinate situazioni noi reagiamo in modo sproporzionato. A volte gli attacchi di panico si verificano dopo un periodo molto stressante, dopo che qualche cambiamento negativo o positivo entra nella nostra vita. Nel dap, ciò che fa la differenza è l’intenso timore, anzi il terrore di avere nuovi attacchi di panico. E tutto ciò non fa altro che predisporre ad una situazione di tensione, all’evitamento, oppure a nuovi attacchi di panico.
Cos'è l'agorafobia
Le fonti mediche definiscono l'agorafobia come una paura irrazionale nei confronti degli spazi aperti, dei luoghi esterni e non familiari, oltreché di uscire di casa. E’ l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico. I timori agorafobici riguardano tipicamente situazioni caratteristiche che includono essere fuori casa da soli, essere in mezzo alla folla o in coda, essere su un ponte e il viaggiare in autobus, treno o automobile. Le situazioni vengono evitate oppure sopportate con molto disagio o con l’ansia di avere un attacco di panico, o viene richiesta la presenza di un compagno (“l’accompagnatore”). L'agorafobia è una delle manifestazioni d’ansia e di panico più invalidanti, in quanto chi ne soffre spesso diventa completamente dipendente dalle mura domestiche oppure è costretto ad uscire di casa solo quando è accompagnato.
Cosa sono le dipendenze affettive
Testimonianze
"La mia disavventura dentro al DAP" di Tina
Come ogni sabato vado a trovare mia madre in una struttura per anziani in Piemonte, a Cuneo. Sono le 15.30 e mi trovo in autostrada nella via del ritorno: 120 km/h, radio ad alto volume, quando improvvisamente l'auto diventa leggerissima, incotrollabile... sono sul sorpasso....IL PANICO MI PARALIZZA. Non so che fare, mi sento persa, vorrei fermarmi, ma ho paura di non riuscire a ripartire, quindi lentamente mi porto sulla corsia di destra e continuo a guidare a velocità ridottissima; mani sudate, il capo imprigionato in una morsa di calore improvviso,le gambe tremano,le braccia si addormentano...TACHICARDIA: E' LA FINE, PENSO, NON CE LA POSSO FARE. Sono all'altezza di Ovada, inizia la discesa tutta curve su viadotti: mi sembra di impazzire. Tremo, mi sale una nausea fortissima, temo di svenire. Sono 25 minuti interminabili: guido con la mano sinistra e la destra aggrappata al sedile di fianco: lo stringo infilandoci le unghie. Ad un certo punto esco dalla penultima galleria e vedo il mare....tutto quella s pazio apertoooooo...il baratro al di sotto del viadotto!...... VOMITO! Esco dall'autostrada e finalmente arrivo a casa visibilmente provata. Cosa mi è successo? NON LO SO.
Sabato successivo nuovamente mi reco a trovare la mamma. Sulla strada del ritorno stessa situazione di terrore. Torno a casa angoscita,distrutta mentalmente. Il giorno dopo mi reco dal medico che mi offre un percorso di cura contro il panico.Categoricamente rifiuto.
Terzo sabato: torno a fare visita alla mamma. Questa volta il terrore si impadronisce di me nello stesso tratto di strada anche nel
tragitto di andata. Arrivo a destinazione visibilmente terrorizzata, tant'è vero che tutto il tempo della visita lo impiego a pensare al viaggio di ritorno. Il terrore pervade la mia mente,il mio corpo, quindi prendo una decisione: l'ultimo passo dell'autostrada non lo farò: percorrerò la strada statale ma, ahimè, non ricordavo che la statale passa attraverso una montagna....esco quindi ad Ovada e attraverso tre piccoli paesini di campagna, poi la strada inizia a salire sino ad arrivare in cima dove entro in una galleria (Passo del Turchino) di 1 km circa. Quando esco uno spazio enorme si presenta alla mia vista: la strada scende molto stretta ripidamente con curve a gomito: la testa sbatte a destra e a sinistra, una morsa di calore mi pervade tutto il corpo:vedo le mani sul volante,MA NON LE SENTO e penso: che fessa sono stata! Era meglio l'autostrada! Devo scendere assolutamente, metto la prima marcia e a 20 km orari inizio a scendere. Mi sento un verme che striscia in cerca della sua tana. Le gambe tremano; dietro una fila di moto mi chiede strada per lanciarsi nella discesa e fare le famose pieghe in curva....sudo freddo, piango, urlo, dico parolacce, le gambe hanno tremiti inconsulti. Con la coda degli occhi vedo gli strapiombi un pò a destra e a volte a sinistra. Penso: E' LA FINE. ...Invece NO, ce la faccio. Arrivo a casa che sembro un rifiuto umano.
Il giorno seguente accetto l'aiuto del mio medico e mi reco da un medico psichiatra. Inizio la cura: subito peggioro paurosamente:non vado per un mese a trovare la mamma, ma mi metto sempre alla prova: tragitti brevi in autostrada (con viadotti)...LI FACCIO SEMPRE. Ne sono quasi attratta. Il mio medico dice che è l'atteggiamento giusto verso il disagio. Poi un giorno...finalmente! Le cose grigie prendono il loro colore: i tremiti scompaiono, la mia mente DECIDE che il mio corpo deve iniziare nuovamente a stare bene. Ha inizio così la mia rinascita. Dopo il baratro sono DI NUOVO ME STESSA... il mio coraggio,la mia determinazione, la mia voglia di sentirmi libera dal panico ha prevalso su tutto....mi è costato tantissimo perchè chiaramente ho sofferto molto.
Ci sono stati momenti in cui mi son o sentita una donna fallita, una donna finita, ma MAI HO PERSO LA MIA DIGNITA' DI ESSERE
UMANO!!!!!